L'Italia sono anch'io

Mio figlio è Italiano a tutti gli effetti, ma non è nato sul territorio italiano. E’ nato ad Addis Abeba in Africa, è italiano perché adottato. A diciotto anni voterà. I suoi conterranei unitamente a somali, eritrei, libici, tunisini, nigeriani, marocchini, etc. da anni cercano di migliorare la loro qualità di vita emigrando in Italia. I loro figli, nati in Italia, non sono italiani. O perlomeno non lo sono legalmente grazie anche a chi, nel precedente governo, ha ispirato provvedimenti di esclusione.

Gli stranieri ci servono, pagano le tasse, ci pagano le pensioni, fanno i lavori più umili, ma non li vogliamo tra i piedi e soprattutto non vogliamo che si esprimano politicamente.

Il capo dello stato, i vescovi, leader politici, si sono già pronunciati a favore di una legge che rimedi questa grave lacuna.

“Il coinvolgimento diretto degli stranieri che vivono e lavorano stabilmente in Italia nella vita politica, anche mediante conferimento dell’elettorato attivo e passivo, è urgente non solo perché si pone nei confronti di queste persone il problema dell’applicazione del principio che dall’origine è alla base della democrazia in Europa, ossia il principio per cui non può negarsi la partecipazione alle decisioni pubbliche di chi continuativamente contribuisce al loro finanziamento mediante il prelievo fiscale, ma anche perché il voto degli immigrati diventa oggi una garanzia di buon governo, anzitutto per le Regioni e le Amministrazioni locali.”

Questo è un pezzo del progetto di Legge “NORME PER LA PARTECIPAZIONE POLITICA ED AMMINISTRATIVA E PER IL DIRITTO DI ELETTORATO SENZA DISCRIMINAZIONI DI CITTADINANZA E DI NAZIONALITA’ “

Oltre a questa c’è una proposta di legge d’iniziativa popolare “Modifiche alla L. 5 febbraio 1992, N.91” Nuove Norme Sulla Cittadinanza.

Tutto ciò è la campagna l’Italia sono anch’io. 

 

Pino Parisi

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