Venticinque anni da MANI PULITE

Vent’anni da MANI PULITE (…e rubano ancora.)

Nel 1992 avevo ventisette anni, due bimbi piccoli e un lavoro in regola. Chiara lavorava come trimestrale in Comune. Una piccola famiglia volenterosa con tanta speranza. Appena tre anni prima era caduto il famoso muro e si respirava un’epoca di grandi cambiamenti. Quando il 17 febbraio comincia l’avventura di Mani Pulite con Di Pietro, Colombo e C. ci eravamo già appassionati ai giudici di Palermo, Falcone e Borsellino che conducevano già da tempo una battaglia contro Cosa Nostra.

Avevamo la sensazione che il nostro aiuto e la nostra partecipazione fossero superflui. Finalmente eravamo ben difesi. Ogni volta che sul Tg andava in onda un servizio su una nuova inchiesta, a Palermo o Milano, provavo un senso di sollievo e allo stesso tempo di orgoglio. Era in atto la riscossa della giustizia, dell’onestà sul malaffare, dell’etica sulla corruzione.

Quella stagione influenzò sicuramente le nostre scelte di vita successive, l’adozione, l’affido, il volontariato nel disagio sociale, le scelte sul lavoro. Avevamo degli alti punti di riferimento morale e degli esempi di vita da imitare.

Durò poco. Lo stesso anno morirono Falcone e Borsellino, un senso di sconforto profondo, come di sconfitta, mi attanagliava. Anche Di Pietro (la sera prima dell’attentato di capaci si era sentita a telefono con Falcone) era stato oggetto di minacce di morte. Nell’immaginario collettivo rimanevano lui e il Pool Mani pulite, gli ultimi baluardi in difesa della giustizia.

Due anni dopo cominciava l’epopea Berlusconiana. La riscossa del malcostume. Giustizia, onestà, bene comune, erano sostituiti da tornaconto personale, arrivismo, furbizia. La politica diventava lo strumento per risolvere i propri problemi e non quelli della collettività. Quest’idea oggi è più presente che mai.

Ieri sono stato a Milano. Vent’anni esatti dall’inizio di Mani Pulite. Glielo dovevo. Lo dovevo anche a me stesso. Al Teatro Puccini di Milano erano presenti Antonio Di Pietro, Leoluca Orlando, Marco Travaglio, Giuliano Pisapia, Bruno Tabacci. Mi ha colpito molto l’aspetto umano del racconto. La commozione di Di Pietro (video)quando racconta della sua disperazione nel trovarsi molto spesso nella situazione del doversi difendere da accuse infamanti solo perché faceva il suo dovere. La famosa stagione de Veleni aveva funzionato anche con Falcone e Borsellino.

Di Pietro: “ Il ricordo aiuta ad avere un futuro migliore. Voi non immaginate le sofferenze che ancora mi arreca il dover difendere Mani Pulite. Dedico tuttora il 70 per cento del mio tempo a dover difendere questa inchiesta. Ho 320 cause per diffamazione nei confronti di chi veramente ha offeso l’Italia. Sono stato messo sotto inchiesta ventisette volte per aver sostenuto Mani Pulite. E ringrazio la Magistratura per questo, se non lo avesse fatto, forse ora c’era il sospetto che avessi sbagliato qualcosa da privato o da Pubblico Ministero”

Dopo vent’anni è cambiato qualcosa? "Venti anni fa avevamo un Paese che era malato di un tumore grave; oggi siamo alle metastasi.”

Personalmente vorrei aggiungere questo: vent’anni fa queste persone erano degli eroi per la società civile e, forse proprio per questo, lasciati soli. Oggi, nonostante la metastasi sia più profonda e grande, c’è una consapevolezza maggiore ed un senso di partecipazione civile diverso. Ne usciremo.

 

Pino Parisi

Commenta!

Commenti: 0